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Play-Back#1 Socrate il sopravvissuto / come le foglie

PLAY-BACK 2021

Teatro contemporaneo italiano / Contemporary Italian Theatre

Istituto Italiano di Cultura di Melbourne / Italian Cultural Institute Melbourne

Cura di / Curated by Elvira Frosini e Daniele Timpano

 

SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO / come le foglie

dal romanzo Il Sopravvissuto di Antonio Scurati con innesti liberamente ispirati a Platone e a Cees Nooteboom e Georges I. Gurdjieff

con Marco Menegoni, Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor, Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi, Francesca Scapinello/Viviana Callegari/Eliza Oanca

Maschere Silvia Bragagnolo e Simone Derai

Costumi Serena Bussolaro e Simone Derai

Musiche e sound design Mauro Martinuz

Video di Simone Derai e Giulio Favotto

con Domenico Santonicola (Socrate), Piero Ramella (Alcibiade), Francesco Berton, Marco Ciccullo, Saikou Fofana, Giovanni Genovese, Elvis Ljede, Jacopo Molinari, Piermaria Muraro, Massimo Simonetto

Riprese aeree Tommy ilai e Camilla Marcon

Concept ed editing Simone Derai e Giulio Favotto

Direzione della fotografia e post produzione Giulio Favotto / Otium

Drammaturgia Simone Derai e Patrizia Vercesi

Regia Simone Derai

Produzione Anagoor 2016

Co-produzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies

Realizzato con il sostegno del Bando ORA! della Compagnia di San Paolo

Premio Rete Critica 2016 – spettacolo dell’anno

Candidato come spettacolo dell’anno ai Premi UBU 2016

Premio della Critica 2016, Associazione Nazionale Critici del Teatro

anagoor socrate il sopravvissuto ph giulio favotto stretta stampa 400pxlGuarda il video 

In un tempo, il nostro, che porta con sé vorticosi mutamenti, la questione educativa sembra diventata un tema marginale e insieme una montagna inaffrontabile, sempre aggirata per mezzo di riforme scolastiche dannatamente parziali che mortificano insegnanti e ragazzi e il processo stesso della conoscenza. Stiamo accumulando un ritardo colpevole. Serve che si levi un pensiero alto ed articolato attorno all’educare oggi, alla cura delle coscienze in formazione. Un pensiero che rilevi la stretta connessione tra processo della conoscenza e ricerca della giustizia, tra strumenti del conoscere (che è riconoscere e saper distinguere la verità dall’opinione) e pratica politica. Un pensiero che smetta di separare la filosofia dalla vita, che ricucia lo strappo tra anima e corpo e inviti all’eterna e mai perfetta ricerca della verità unico baluardo contro l’assenza di senso della storia e dell’esistenza.

Con Socrate il sopravvissuto Anagoor entra all’interno di una classe, in una scuola come tante. Lo fa inseguendo alcune pagine del romanzo di Antonio Scurati, Il sopravvissuto e assumendo il punto di vista di chi si dispone di fronte ad un gruppo di giovani incaricato della loro educazione. Non un adattamento teatrale del romanzo, ma, come di consueto nelle creazioni di Anagoor, alcune tra le pagine più emblematiche del libro si intrecciano come un fiume carsico ad altre vicende, altre parole, altre dimensioni temporali: in questo caso gli ultimi momenti di vita di Socrate attorniato dai suoi discepoli prima della condanna a morte. Tra le ore che precedono la morte di Socrate per ingiunzione della città, così come sono raccontate da Platone nel Fedone, e l’ora in cui lo studente Vitaliano Caccia massacra a colpi di pistola l’intera commissione di maturità lasciando in vita il solo insegnante di storia e filosofia, così come è dipinta con lucida ferocia nel romanzo di Antonio Scurati, si consuma tutta la battaglia, una vera e propria Gigantomachia, al pensiero occidentale dalle sue origini ai suoi inevitabili e tragici esiti storici. Ma non solo, si rinnovano infatti anche due eterni interrogativi: la domanda di senso, ingombrante punto di domanda rivolto al maestro, e la questione stessa della posizione del maestro rispetto al sapere e ai discepoli.

 

Anagoor, in pochi anni al centro dell’attenzione teatrale italiana ed europea, è il Leone d’Argento per il Teatro 2018. La compagnia ha condotto un lavoro profondo sulla ricerca di un nuovo linguaggio attingendo a immagini e simboli che riconducono alla nostra memoria culturale. “Il lavoro di Anagoor, mai privo di una potente estetica, riesce ad avere una funzione divulgativa rispetto a grandi tematiche; Anagoor non è mai popolare nella scelta dei testi, eppure lo è, nobilmente, nella restituzione artistica. Ciò che rende il loro lavoro a tratti concettuale ma anche profondamente artigianale è il fatto che non demandano a nessuno la scelta artistica, riuscendo come collettivo a realizzare tutto da soli, dalla scrittura del testo alla costruzione di scene e costumi sempre di grande impatto, a tal punto che i loro spettacoli sono programmati in molti teatri italiani e stranieri” (dalla motivazione).

La compagnia Anagoor è fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto nel 2000, configurandosi fin da subito come un esperimento di collettività. Oggi alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni si affiancano le presenze costanti di Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz e Giulio Favotto, mentre continuano a unirsi artisti e professionisti che ne arricchiscono il percorso e ne rimarcano la natura di collettivo.

Laboratorio continuo, aperto a professionisti e neofiti, Anagoor è l’alveo di una creazione aperta alla città e alle sue diverse generazioni, dove, in un tentativo strenuo di generare un’arte teatrale della polis, non trovano soluzione di continuità l’azione pedagogica nelle scuole, l’intervento sul territorio, il richiamo alla comunità, le produzioni della compagnia.

Il teatro di Anagoor risponde a un’estetica iconica che precipita in diversi formati finali dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo, pretendendo tuttavia, con forza e in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro.

Fra gli spettacoli: *jeug- (2008); Tempesta (2009), segnalazione speciale al Premio Scenario; Fortuny (2011); L.I. Lingua Imperii (2012), tra gli spettacoli vincitori del Music Theatre NOW 2015; Virgilio Brucia (2014); Socrate il sopravvissuto / come le foglie (2016) candidato ai Premi UBU come spettacolo dell’anno, Orestea / Agamennone Schiavi Conversio (2018) selezionato nel programma New Settings di Fondation d’entreprise Hermès.

Nel 2012 la compagnia approccia il teatro musicale con il film-concerto Et manchi pietà, cui fanno seguito tre regie d’opera: nel 2013 Il Palazzo di Atlante di Luigi Rossi (1642), presentato alla Sagra Musicale Malatestiana di Rimini, nel 2017 Faust di Charles Gounod, produzione del Teatro Comunale di Modena, Teatro Valli di Reggio Emilia e Teatro Municipale di Piacenza e nel 2019 Das Paradies un di Peri di Robert Schumann, produzione del Teatro Massimo di Palermo.

Fra i premi ricevuti: il premio “Jurislav Korenić“ a Simone Derai come miglior giovane regista al 53mo Festival MESS (2012), il Premio Hystrio – Castel dei Mondi (2013), il Premio ANCT per l’innovativa ricerca teatrale, il premio HYSTRIO alla regia (2016) e il Premio ReteCritica.

Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito in atelier e dal 2010 fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies – art work space.

  • Organizzato da: IIC Melbourne