Pier Paolo Pasolini: un cinema di poesia. Retrospettiva integrale nel centenario della nascita.
1. Il cinema della crudeltà. (2-9 aprile 2022)
Sulla linea di André Bazin, affronta spregiudicatamente la rappresentazione delle pulsioni istintive, carnali e viscerali, anche in chiave onirica. La definizione, suggestiva e funzionale, l’inventò Truffaut raccogliendo gli scritti che il padre/maestro André Bazin aveva dedicato a film e autori che s’erano confrontati con visioni crudeli del mondo o della vita interiore: sopra tutti Stroheim, Buñuel, Dreyer, ma anche Ferreri, Oshima e Petri. Per noi è anche l’occasione di riproporre alcuni titoli la cui ‘crudeltà’ pare debitrice (o anticipatrice) degli abissi di Salò.
– Un chien andalou (1929, Luis Buñuel)
– L’age d’or (1930, Luis Buñuel)
– Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975, Pier Paolo Pasolini)
– Backstage sul set di Salò (1975, Gideon Bachmann)
– Dies Irae (1943, Carl Theodor Dreyer)
– Los Olvidadaos (1950, Luis Buñuel)
– La grande bouffe (1973, Marco Ferreri)
– Porcile (1969, Pier Paolo Pasolini)
– Il laboratorio dell’ inferno di Salò (2013, Roberto Chiesi)
– L’intervista sotto l’albero (1975, Gideon Bachmann)
– L’impero dei sensi (1976, Nagisa Ôshima)
– La passione di Giovanna d’ Arco (1928, Carl Theodor Dreyer)
– Todo modo (1976, Elio Petri)