“Come un uomo sulla terra” [2008, 60’] regia di Andrea Segre e Dagmawi Ymer
Un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non potevano rimanere ancora a lungo nascoste.
“Come un uomo sulla terra” raccoglie per la prima volta la voce diretta dei migranti africani sulle modalità in cui la Libia sta operando il controllo dei flussi migratori dall’Africa, per conto e grazie ai finanziamenti di Italia ed Europa.
Dag studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Continua a leggere
https://www.nonsolocinema.com/COME-UN-UOMO-SULLA-TERRA-DI-ANDREA_20717.html
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Andrea Segre (Dolo, Venezia, 1976) regista televisivo e cinematografico italiano, laureato in Sociologia della comunicazione, nei suoi film e documentari ha dato ampio spazio al tema delle migrazioni. Dopo i pluripremiati “Marghera Canale Nord” (2003), “Come un uomo sulla terra” (2008) e “Il sangue verde”(2010), ha accantonato lo stile documentaristico per dirigere il lungometraggio “Io sono Li “(2011, presentato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e che nel 2012 è valso alla protagonista, Zhao Tao, il David di Donatello per la migliore attrice. Tra le sue opere successive occorre citare il documentario “Mare chiuso” (2012), la pellicola “La prima neve” (2013), i documentari “Come il peso dell’acqua” (2014) e “I sogni del lago salato” (2015) e il film L’ordine delle cose (2017). http://andreasegre.blogspot.com/
Dagmawi Yimer (Addis Abeba, 1977) è un regista etiope di documentari. Cresciuto nella kabalè numero 12 di Kirkos, quartiere tra i più poveri di Addis Abeba, dopo aver frequentato giurisprudenza nella capitale etiope, nel 2005 parte per l’Italia senza avvisare il padre ma solo la madre e la sorella, entrambe emigrate a Washington. Il suo viaggio da Kirkos a Lampedusa si rivelerà drammatico e verrà raccontato nel documentario Come un uomo sulla terra. Dal 30 luglio 2006, giorno dello sbarco a Lampedusa, vive in Italia grazie alla protezione umanitaria della Repubblica Italiana.
Dopo aver partecipato, tra maggio e luglio 2007, al corso di video-narrazione dell’associazione Asinitas, è coautore, insieme ad altri migranti, del suo primo documentario, “Il deserto e il mare”, nato dall’idea di raccogliere e archiviare le memorie del migrante, in collaborazione con Asinitas, Zalab e Aamod. Si occupa di mediazione linguistica e culturale per l’associazione Asinitas Onlus, all’interno della stessa scuola di italiano per richiedenti asilo, rifugiati e migranti.
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“Mare chiuso” [2012, 60’] regia di Stefano Liberti e Andrea Segre,
“Mare chiuso” è un documentario in cui testimonianze dirette mettono in luce le violenze commesse dall’Italia ai danni degli oltre duemila migranti giunti sulle coste italiane fra il 2009 e il 2010. Persone indifese, innocenti e in cerca di protezione.
Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla Marina e dalla Polizia italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, infatti, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove i richiedenti asilo non godevano di alcun diritto e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze.
Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti, perché nessun giornalista era ammesso sulle navi e perché tutti i testimoni furono poi destinati alla detenzione in Libia.
Nel marzo 2011 con lo scoppio della guerra in Libia, tutto è cambiato. Continua a leggere
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Stefano Liberti (Roma 1974), giornalista e scrittore italiano, ha lavorato per Il Manifesto e scritto diversi reportage di politica internazionale su riviste italiane ed estere. Ha pubblicato nel 2004 “Lo stivale meticcio. L’immigrazione in Italia oggi” con T. Barrucci e nel 2008 “A sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti”, con cui ha vinto il Premio Indro Montanelli. “Land grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo” (2011) è stato tradotto in più di dieci paesi. L’anno successivo ha girato con A. Segre il documentario “Mare chiuso” ed è del 2016 il libro “I signori del cibo. Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggendo il pianeta”.
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La proiezione di “Come un uomo sulla terra” e di “Mare chiuso” sarà preceduta da una breve introduzione a cura di Gianluigi Rotondo, ricercatore italiano alla Monash University. La sua indagine riguarda h is about the values and the in depth processes created by intercultural interaction, applied to the special cases of refugees and asylum seekers.
Ingresso libero. È gradita la prenotazione: E iicmelbourne@esteri.it; T 9866 5931
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Date delle prossimi documentari in programma
29 novembre: Roberto Minervini, “The other side” [2015, 92′]
6 dicembre: Alina Marazzi, “Vogliamo anche le rose” [2007, 84’]
Prenotazione non più disponibile