Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

INCROCI – Duo Dubois

Duo Dubois

Alberto Cavallaro,
sassofono

Federico Tramontana,
percussioni

 

> Duo Dubois, Il suono e la ritualità, sul canale Vimeo dell’IIC Melbourne: cliccare qu

 

Programma

Pierluigi Billone (1960)

Mani. Gonxha (2012) per 2 tazze tibetane

Maurizio Azzan (1987)

Tutte le estensioni dell’aura (2019) per saxofono soprano, set di percussioni e dispositivo elettroacustico

Maria Teresa Treccozzi (1982)

Orazion picciola (2019) per saxofono soprano, tamburo, oggetti ed elettronica

Salvatore Sciarrino (1947)

Canzona di ringraziamento (2018)

Mutazione per saxofono di Alberto Napolitano

Durata concerto: 50’

 

Pierluigi BilloneMani Gonxha (2012)

Una preghiera. Mani Gonxha è una esperienza rituale di intensa intimità per l ́interprete, che viene a trovarsi nudo ed esposto quando si trova di fronte a un ́auditorio. È come visitare una chiesa e trovarvi qualcuno immerso profondamente in una preghiera personale; questo momento di grande significato individuale genera una situazione un po ́ imbarazzante ma attraente per l ́osservatore.

Attraverso l ́uso di due tazze tibetane – strumenti tradizionali sacri usati come segnale per l ́inizio e la conclusione di momenti di meditazione silenziosa – Billone fa apparire un ricca varietà di contatti, timbri, risonanze e armonici che non si immaginerebbe possibile in una sola fonte sonora. Le tazze sono una estensione delle mani. Diventano una parte dell ́interprete, come se l ́interprete stesso diventasse parte del corpo che risuona.

Il piú piccolo contatto fra i vari materiali – metallo, pelle, ossa, torso e la voce – moltiplica e propaga il suono attraverso il corpo che agisce e verso l ́esterno.

Gonxha è un riferimento a al nome albanese di Madre Teresa di Calcutta, Anjezë Gonxhe Bojaxhiu. Gonxha in Albanese significa „bocciolo“, o „gemma cresciuta su una pianta che si sviluppa in un fiore“ altrettanto quanto l ́elaborato universo sonoro che si è sviluppato dalla semplice fonte di due tazze tibetane.

Maurizio AzzanTutte le estensioni dell’aura (2019)

Quattro fonti sonore indistinguibili l’una dall’altra si fondono in una simbiosi perfetta in cui la corporeità degli interpreti si annulla nella cangianza di una massa sonora in lenta evoluzione. Il suono si trasforma nel tempo, occupando lo spazio in modo instabile. Di tanto in tanto, le sue improvvise dilatazioni e contrazioni fanno emergere quasi per errore componenti diverse, voci interne che a tratti prendono il sopravvento sulle altre per guidarne il divenire.

Sospeso fra corpi di pelle, legno e metallo in vibrazione, il suono si espande, acquisendo plasticità e volume. Il suono è volume, spazio che segna il tempo.

Tutte le estensioni dell’aura rappresenta l’immagine paradossale di un organismo che per alimentarsi ha bisogno di nutrirsi di se stesso.

Maria Teresa TreccozziOrazion Picciola (2019)

Il timbro sottile e insinuante del sax soprano interagisce, in un continuo interscambio, con lo snare drum per evocare l’Orazion picciola, il discorso con cui l’Ulisse dantesco convinse i compagni al “folle volo” oltre le Colonne di Ercole (Inferno, canto XXVI) e che dà il titolo al brano di Maria Teresa Treccozzi (2019). Sezioni musicali frammentate si amalgamano con le citazioni testuali, affidate alle voci dei performers ed esaltate dall’elettronica: ecco così emergere la parola «ssiticcàni [siete giunti]» e la celebre terzina «no na vita di ciucci e ddi muli la Natura vi chjama mu seguiti, ma la vertù e la canuscenza suli [fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e canoscenza]», dalla traduzione in dialetto calabrese di Don Giuseppe Blasi (a cura di Umberto Di Stilo, Cosenza, Pellegrini, 2001), come a voler riconnettere l’eroe dantesco alla vasta unità ellenica della Magna Grecia.

Salvatore SciarrinoCanzona di ringraziamento (2018)

Sullo strumento monodico la polifonia non era più apparente, perché in certi punti emissioni diversissime venivano come emulsionate nel medesimo istante. E siccome ogni tipo di suono ha un suo tempo di riverberazione, il suono reale si sovrapporrà alla coda del precedente. Fenomeno ulteriormente esasperato dalle dinamiche opposte. Dato l’esito felice non mi restava che ringraziare le divinità. Allora mi sentivo altresì debitore a Goffredo Petrassi che tante volte mi ha dimostrato affetto e riguardo; pensai di dedicargli il ringraziamento. Nel riferirmi a Beethoven, io non ero guarito da una malattia. Eppure con questa il travaglio creativo ha notevole comunanza, specie se intransigenti con la propria anima. La canzone è una costruzione geometrica su pochi suoni lasciati sospesi dagli incantesimi.

Strofica, polifonica, poliritmica, solo ai vampiri della musica potrà apparire come esangue una melodia accompagnata.

 

Il Duo Dubois nasce dalla passione condivisa da due strumentisti per la musica contemporanea, è formato da Alberto Cavallaro (Saxofono) e Federico Tramontana (Percussioni). Nascono entrambi nel 1995 e seguono, fino al compimento degli studi al Conservatorio di musica “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia, lo stesso percorso accademico per poi continuare, Alberto in Francia presso il CRR di Cergy- Pontoise e il Conservatorio “Verdi” di Milano in seguito, e Federico presso l’Hochschule der Künste di Berna in Svizzera.

Nel 2020, il Duo è stato ammesso all’Advanced Master in Contemporary Music al KASK Conservatorium di Ghent (ICTUS Academy), sotto la guida di Tom De Cock e Toma Pauwels grazie ad un progetto di ricerca volto all’uso di una strumentazione minimale per i prossimi due anni.

L’ensemble, si è esibita per diversi Festival, come: CLUSTER di Lucca, “MACRO asilo” – Museo d’Arte Contemporanea di Roma per la rassegna curata da Giorgio De Finis, Rumore Bianco, Festival Musica Nova, Istituto Italiano di Bruxelles, Ensemble Nuove Musiche di Savona, Dialoghi sul comporre, Inco_ntemporanea Festival, Salotto in prova e tanti altri.

Il Duo è un promotore attivo della musica scritta negli ultimi 10 anni, con una particolare attenzione verso lo sviluppo del repertorio per questa formazione, grazie alla collaborazione con i compositori del nostro tempo.

  • Organizzato da: IIC Melbourne